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Come funziona il licenziamento?
Il licenziamento, momento delicato sia per il datore di lavoro che per il dipendente, è un tema complesso e ricco di sfumature. Ma comunque, anch’esso viene regolato da una legislazione specifica pertanto possiamo vagliare insieme casistiche, possibilità, diritti e doveri.
Quali sono le tempistiche previste per licenziare?
Il diritto del lavoro è disciplinato dal codice delle obbligazioni e dalla Legge sul Lavoro. I licenziamenti possono essere effettuati o in via immediata oppure nel rispetto di un termine di disdetta. Più precisamente, nel secondo caso, la normativa prevede che il rapporto può essere interrotto in qualunque momento dando un preavviso di sette giorni durante il periodo di prova. Quest’ultimo è previsto per la durata di un mese ma può essere ampliato, con accordo scritto, fino a un massimo di tre.
Quando il tempo di prova viene superato?
In questo caso, con un contratto a tempo indeterminato, il rapporto di lavoro può essere disdetto con un mese di preavviso nel primo anno, con due dal secondo al nono e con tre in seguito. È importante specificare che in tutti casi appena citati, la disdetta avviene dall’inizio del mese successivo a quando viene notificata.
Per esempio, nel caso dei tre mesi, se invio una notifica il 15 febbraio, la disdetta comincerà a decorrere il primo di marzo e avrà effetto il 30 di maggio. Se, invece, il contratto è a tempo determinato, il rapporto cessa allo scadere dello stesso senza necessità di alcun tipo di disdetta. Tuttavia, se la relazione di lavoro continua oltre la scadenza, il contratto si trasforma automaticamente in indeterminato e, pertanto, varrà la stessa disciplina precedentemente indicata.
Ci sono casi in cui il licenziamento può essere immediato?
Sì, vi sono. Si parla di “risoluzione immediata” e può essere applicata solo nei casi gravi. Questi ultimi vengono definiti come il venire meno del rapporto di buona fede tra lavoratore e datore. Tuttavia, non esiste un elenco che indichi in dettaglio quali siano questi casi e quindi, stabilire se in essi sussista gravità o meno, è sempre lasciato all’apprezzamento del giudice. Solo per dare un’idea, un esempio frequente è il lavoratore sorpreso a rubare.
E se le tempistiche non vengono rispettate?
Nel caso sia il datore ad aver interrotto in modo illegittimo il rapporto di lavoro, si parla di “licenziamento ingiustificato” e prevede che il dipendente abbia diritto ad un indennizzo, pari almeno ai mesi di preavviso. Invece, nel caso contrario, che legalmente si chiama “abbandono ingiustificato dell’impiego” da parte del lavoratore, il datore potrà chiedere ¼ del salario mensile come indennità oltre, se riuscirà a dimostrarlo, l’ulteriore danno subìto dall’assenza immotivata del dipendente.
Come posso capire se sono vittima di mobbing?
Secondo la definizione data dalla giurisprudenza, il mobbing è una concatenazione di parole e/o atti ostili ripetuti di frequente sul lungo periodo, con i quali si tenta di isolare fin ad escludere una persona dal posto di lavoro. Essendo molto generica, l’art. 328 CO può aiutare nel fare maggiore chiarezza, indicando gli obblighi di tutela che il datore ha nei confronti del dipendente: rispettarne e proteggerne la personalità, avere riguardo per la sua salute, vigilare alla salvaguardia della moralità.
Quindi, qualora egli venga meno a questi suoi obblighi, potrebbe essere accusato di mobbing. In realtà, è estremamente faticoso dimostrarlo, perché l’unico modo sarebbe attraverso le testimonianze dei colleghi che difficilmente andranno contro il datore di lavoro per paura di perdere l’impiego.
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