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La polizia può “invitarsi” a una festa?
Capita a tutti – prima o poi – di ritrovarsi davanti agli agenti di polizia. Polizia che interviene su richiesta dei vicini, magari per disturbo della quiete notturna. Ma fino a che punto possono spingersi?
Vediamo cosa la polizia può o non può fare ai sensi del codice di procedura penale, in particolar modo quando gli agenti si presentano senza invito, per quietare i rumori molesti.
Cosa accade se la festa è rumorosa?
È importante fare alcune premesse. Prima di tutto, con la pandemia in corso, le nuove ordinanze danno la possibilità di poter fare degli incontri in spazi privati con un massimo di dieci persone, anche se non conviventi. Pertanto, si possono fare delle feste, tenuto conto però di questo numero limite.
In secondo luogo, a ciò si aggiunge il regolamento dell’immobile stesso, che solitamente è dato dal contratto di locazione standard della Catef.
Esso dispone all’art. 16 che, per il godimento dell’ente locato e dei rapporti tra conduttori, non ci devono essere rumori molesti dalle ore 21.00 alle 7.30 e che, dopo le 22.00, gli apparecchi radio e televisivi devono essere tenuti a basso volume.
Questo include anche la musica e altri tipi di disturbi.
Ma quindi se arrivano gli agenti bisogna farli entrare?
No. Succede spesso che i vicini, insofferenti per il fatto che vi sia troppa confusione, chiamino la polizia affinché essa intervenga, nel nostro caso specifico, alla festa per far cessare i rumori. In questa circostanza viene in applicazione l’art. 244 del codice di procedura penale, ai sensi del quale case, appartamenti e altri spazi non accessibili al pubblico non possono essere perquisiti liberamente ma solo con il consenso dell’avente diritto.
In sostanza, gli agenti giungono all’abitazione, suonano il campanello ma non possono entrarvi se non hanno il permesso del padrone di casa. Dovranno attendere sull’uscio.
Esistono casi in cui possono accedere senza consenso:
Questa limitazione alla polizia viene a cadere in due casi. Il primo, nel momento in cui essa disponga di un mandato di perquisizione firmato da un magistrato, più precisamente dal procuratore pubblico. Il secondo, qualora gli agenti abbiano il sospetto fondato che all’interno della casa si stia commettendo un reato, come può essere, per esempio, violenza o il consumo di droga.
La polizia può comunque richiedere le generalità del proprietario o conduttore della casa e verificarle con il documento d’identità.
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